LE DIMENSIONI IN GIOCO
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COINVOLGIMENTO Quando si comincia a dire "noi"
"La svolta è stata quando ad un certo punto si ammalarono i miei genitori, in particolare il papà che ha avuto bisogno di
sangue. Un medico mi ha detto ‘tentiamo l’ultima carta con una ulteriore donazione di sangue per il papà’. E ai tempi il sangue non si trovava in tutti gli ospedali, bisognava andare a prenderlo da altre parti con una richiesta medica. Io sono
andato con quella. Quando sono arrivato mio papà era morto. |
“La mia prima donazione l’ho fatta grazie all’allora Presidente Regionale. Frequentavamo la stessa parrocchia e parlavamo molto, ha avuto quindi l’occasione di espormi i principi dell’Avis e soprattutto ciò a cui sarei andato incontro donando. Avevo già in mente di andare a donare, ma l’idea del prelievo di 450 grammi di sangue mi faceva un po’ paura. Lui mi ha convinto semplicemente parlandomi e spiegandomi, cercando di comprendere anche le mie perplessità". |
APPARTENENZA Oltre lo sforzo di un'apparente aggregazione
"Per la tipologia del gesto che facciamo, penso che non sia così facile sviluppare rapporti umani all’interno dell’associazione. Io arrivo, mi siedo, e mi ritrovo ‘in batteria’ sul lettini della donazione insieme agli altri soci. Siamo quindi anche un po’ impossibilitati ad allacciare rapporti. In realtà non si riesce a creare gruppo anche perché la frequenza con cui si va a donare è limitatissima: una donazione ogni tre mesi non ti consente certo di andare al di là della saltuaria chiacchierata. In zona è diverso: si crea una situazione più divertente perché arriva il camion attrezzato e lì ci conosciamo bene o male tutti di vista il rapporto umano è molto diverso, |
“Quando io ho fondato l’Avis comunale ho proposto fin da subito tutta una serie di manifestazioni per coinvolgere i donatori in modo ragionato, in base alle loro passioni: c’era quello a cui piaceva pescare, l’altro che amava andare in bici, l’altro ancora che aveva la passione per il calcio e quindi ho proposto diverse iniziative basate su tutti questi interessi. |
"Ho fatto poi il donatore per 25 anni senza
attivarmi in altro modo nell’associazione,
perché il mio lavoro non me lo consentiva.
La mia vita associativa è iniziata nove anni
fa quando mi hanno nominato presidente
regionale. Ma quando ero donatore chiedevo
sempre ‘cosa fa la mia Avis, come si
comporta la mia comunale’? Volevo sapere
cosa faceva la mia associazione con il
sangue che riceveva, desideravo avere |
“Ad un certo punto il presidente dell’Avis,
conoscendo anche i miei e sapendo che donavo
mi ha proposto di entrare nell’associazione.
All’inizio ero un po’ refrattario, poi mi
sono iscritto. Mi hanno invitato
all’assemblea di fine anno e parlando di
manifestazioni che volevano organizzare, ho
cominciato a dare il mio contributo, a
presentare qualche idea su come agire
operativamente. All’epoca all’assemblea
c’erano pochissimi donatori iscritti e
quindi l’intento era quello di attirarne il
più possibile, di coinvolgere il maggior
numero di persone. Da quel momento hanno
iniziato a farmi partecipare alle riunioni,
alle serate e piano piano mi sono inserito,
prima |