RAPPORTO DIRIGENTE-DIRIGENTE
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La relazione tra i soci dirigenti è caratterizzata da dinamiche complesse e non scontate che coinvolgono necessariamente sia processi organizzativi, culturali e contestuali sia caratteristiche individuali.
Le modalità con cui vengono sperimentati quotidianamente i processi relazionali si declinano concretamente lungo un continuum che vede ai suoi estremi da un lato dinamiche di partecipazione, dialogo e confronto, dall’altro giochi di potere, autorità e controllo verticale.
Su quali valori si basano e con quali atteggiamenti si estrinsecano i rapporti tra dirigenti?
Quali i principi democratici da rispettare?
In quale modo sono garantite trasparenza e correttezza nell’attività del dirigente?
LE VOCI DAL CAMPO
Io osteggio l’autonomia, ma ho sempre privilegiato e difeso il ‘ruolo’, nel senso che se nelle nostre Avis tutti i presidenti capissero che compiti hanno da svolgere sul loro territorio, avrebbero tantissimo lavoro da fare. Alle assemblee dico sempre: ‘Voi presidenti dell’Avis, dovreste conoscere tutte le persone sul territorio, dovreste avere un ruolo superiore a quello del sindaco, dovreste avvicinare i giovani e le persone, dovreste lavorare con tutte le associazioni che avete sul territorio. Se voi fate queste cose, i risultati vedrete che arrivano’.
Io non ci vado mai alle Assemblee nazionali perché non c’è niente che rappresenti le mie esigenze… io sono poco per le chiacchiere e sono più per i fatti e all’assemblea nazionale si chiacchiera e basta. Tu devi essere aperto ad accogliere tutto, a condividere dove è possibile, a sostenere anche economicamente, se necessario, un’Avis di base, cioè devi essere parte integrante di tutto il sistema. Se tu vuoi sentire un’Avis unita devi essere il primo a dare l’esempio di unitarietà.
Abbiamo uno statuto associativo che ci taglia le mani: dando autonomia gestionale e amministrativa alle AVIS di base, succede che il passaggio di informazioni e di dati utili a conoscere la nostra organizzazione, viene meno. Nel senso che se un’Avis comunale o provinciale non ha intenzione di passarti le informazioni, senza problemi non lo fa.
LE DIMENSIONI IN GIOCO
Conoscenza e tutela del territorio Cogliere i diversi segnali e orientarli
"Noi abbiamo scoperto poco tempo fa che ci sono dei gruppi che utilizzano il nome Avis ma che non sono affiliate all’associazione e non riusciamo a capire come facciano a
fare un’attività vera e propria: hanno degli iscritti, come fanno a tesserarli? Io ho scoperto questa cosa per caso perché c’è una ragazza della provincia di Pavia che sta facendo uno stage in ufficio stampa e che fa la volontaria per questo
gruppo che usa il nostro nome. Ho controllato e questa sede non esiste. Probabilmente è un’organizzazione autonoma che si fa chiamare Avis i cui soci sono quelli della sede di Pavia, però non ne siamo certi. Tutto questo è grave perché |
“Io agisco sempre in questo modo: sono sempre presente direttamente o indirettamente alle assemblee comunali come presidente, quando non posso io personalmente mando il
mio vice. Ma, da quando ci sono io, l’Avis Regionale non ha mancato un’assemblea comunale. Perché è giusto riconoscere alle Avis di base il grosso lavoro che fanno e che va valorizzato. |
Comunicazione, coordinamento e integrazione tra i diversi livelli associativi
Varcando i confini individuali in uno slancio collettivo
"A livello nazionale abbiamo una grossa difficoltà ad avere la conoscenza esatta di dove si trovano le nostre 3.300 sedi. A volte sono le Avis stesse che chiedono a noi informazioni. I livelli intermedi che sono di coordinamento (provinciali e regionali) non è possibile che non conoscano il loro territorio. Se partiamo dal presupposto che per aprire una sede Avis è il provinciale che ti deve dare il benestare, vuol dire automaticamente che è a conoscenza dell’esistenza delle Avis di base. Il fatto che poi chiedano i dati a noi del Nazionale mi fa pensare che aprano le sedi e poi non le supervisionino e non le controllino. Abbiamo appena fatto l’Assemblea e le Avis Regionali dovevano mandare l’elenco dei presidenti perché da statuto è previsto questo procedimento. È stato difficilissimo perché non ce li avevano. Quello che voglio dire è che sarebbe molto importante, al contrario, che le Avis di coordinamento conoscessero a fondo il loro territorio.
Trasparenza e democraticità dei processi organizzativi Far crescere responsabilità diffusa
"Mi sono presentato in consiglio regionale con un programma ben definito. Avevo analizzato lo stato della situazione e mi ero reso conto di cosa bisognava fare. Sono entrato con una condizione economica pesante, mi sono ritrovato un’Avis che lavorava senza un minimo di collaborazione e coordinamento in termini dirigenziali. Quindi la prima cosa che ho fatto è stata quella di presentare un programma preciso dell’esecutivo individuando obiettivi di breve-medio e lungo termine. Nel giro di pochi mesi ho ripristinato gli incarichi in comitato, nei cobus, al centro servizi volontariato ecc. Il primo anno per effetto di questo nostro impegno sono riuscito ad avere 25.000 euro di finanziamento su determinati progetti. Il mio desiderio era che si lavorasse con metodo, che obiettivi e finalità fossero condivisi, tollerati e perseguiti con motivazione da tutti, ognuno con i propri ruoli e compiti (le regionali per quanto riguarda la Regione, le provinciali per quanto concerne le Province e le comunali per quanto riguarda il loro territorio)".
"Qualche anno fa, quando non ero ancora presidente, abbiamo fatto la festa dei 45 anni della comunale. È stato proposto, in quella occasione, di fare un annullo filatelico: due persone su quattro erano favorevoli alla proposta, le altre due contrarie. Alla fine saltò fuori che questo annullo, che in teoria doveva costare poco, aveva un prezzo spropositato perché avevano deciso di fare anche la stampa delle cartoline. Questo non era stato inserito nel preventivo e quindi non era stato possibile discutere all’interno del direttivo. Sono sicuro che il giochetto è stato fatto di proposito: il problema è che quando si devono prendere decisioni o si attivano progetti, le cose devono essere messe per iscritto in modo da poter essere reciprocamente chiari, perché se no poi ognuno fa quello che vuole. Se facciamo l’annullo filatelico e mi dici che costa 10 e poi invece costa 100, non va bene! Potevano benissimo dire ‘visto che i soldi ci sono, ci piacerebbe fare oltre all’annullo anche le cartoline commemorative’ e invece hanno preferito omettere il particolare. Tutto ciò ha creato ovviamente delle tensioni e dei litigi tra di noi".