LA CARTA ETICA: IPOTESI DI BASE E PROSPETTIVE METODOLOGICHE
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Dal punto di vista metodologico la realizzazione della carta etica è partita da un assunto relativo alla consapevolezza che i valori del proprio essere bene comune per la collettività e l’offerta di servizi che Avis mette a disposizione dipendono dalla qualità dell’esperienza associativa che si riesce a garantire.
Di qui la prospettiva di una carta etica che rappresentasse un’opportunità per rimettersi in discussione, affrontando con coraggio questioni inerenti dimensioni delicate e impegnative, connesse alle concrete modalità ed espressioni attraverso le quali si manifesta e si traduce in pratica quanto si ritrova dichiarato a livello di pronunciamenti formali e di mission scritta (scopi, attività e loro implicazioni).
Se infatti non ci si prende cura delle relazioni tra persone, gruppi e nella stessa istituzione, se non viene mantenuta viva la tensione a una comune appartenenza e l’adesione a idee e valori, se non si diffondono atteggiamenti e sensibilità a supporto di pratiche e azioni condivise e convergenti, il sistema istituzionale e operativo è esposto a un rischio ricorrente, nelle grandi come nelle piccole organizzazioni. Quello della perdita di significato e della frammentazione, in cui prevalgono spinte opportunistiche e strumentali di varia natura, unite al sovrapporsi confusivo di interessi personali e collettivi, senza legami che facciano da collante e vincolo rispetto a significati riconosciuti e capaci di orientare accordi, azioni e comportamenti conseguenti.
Per questo la carta etica doveva essere concepita e impostata come un percorso capace di attribuire senso alla articolata esperienza dell’associarsi per sostenere, promuovere e diffondere la pratica della donazione come valore condiviso.
La scelta metodologica conseguente è stata quella di un approccio che consentisse di avvicinare concrete pratiche sociali, aspetti attraverso i quali l’etica è di fatto in azione nella quotidianità dei contesti e delle situazioni vissute, snodi e dimensioni di criticità in cui riferimenti normativi e regole operative si incrociano ed entrano in contatto con i reali scenari istituzionali, organizzativi, sociali e professionali della vita associativa e operativa di Avis.
Le fasi e le dimensioni sopra richiamate (vedi il percorso di costruzione della carta etica) richiamano un orientamento lontano da astrazioni e formulazioni teoriche, ma fortemente ancorato alla valorizzazione dei saperi pratici e degli apprendimenti esperienziali che gli attori del sistema Avis hanno maturato in riferimento a ciò che viene diffusamente sentito e riconosciuto come dotato di significato e valenza etica nella vita associativa di Avis.
In concreto sono state realizzate interviste a testimoni privilegiati e focus group con soci e appartenenti a diverso livello, per acquisire conoscenze relative a diffusi repertori di pratica, in cui i diversi interlocutori hanno raccontato e richiamato situazioni ed eventi riconosciuti come rilevanti, esemplari, oppure altre in cui c’è discussione rispetto a quanto viene ritenuto giusto e ingiusto, corretto e scorretto, tollerato e intollerabile, opportuno e inaccettabile, equo e iniquo nell’ambito dell’esperienza associativa AVIS.
L’intento non è stato quello di produrre una mera formulazione di indicazioni di tipo prescrittivo, che aggiungessero ulteriori regole a vincoli già esistenti e prefigurati da regolamenti e norme deontologiche, ma di intercettare e proporre repertori di azione che configurano punti di riferimento, oggetti di discussione, direzioni e linee guida per l’agire operativo, professionale e organizzativo quotidiano. Di qui la possibilità di esercitare su tali pratiche uno sguardo dall’esterno e dall’interno, cercando di coglierne le prevalenti manifestazioni, le modalità di articolazione ed espressione, i diversi interlocutori da esse sollecitati, le trame relazionali che le supportano.
La fase successiva è consistita nel mappare questi repertori di etica in azione, individuando nuclei e temi emblematici e ricorrenti per sottoporli alla validazione di un campione rappresentativo di appartenenti AVIS. Il questionario in tal modo somministrato è servito a evidenziare quale e quanto riscontro di riconoscimento e di importanza venisse attribuito alle situazioni eticamente rilevanti proposte, consolidando i primi esiti del lavoro qualitativo fatto attraverso le interviste e i focus group.
Le narrazioni e le situazioni riportate in questa Carta etica sono il risultato di questo paziente lavoro di ascolto, ricognizione, elaborazione e sintesi, che ha tenuto conto di indicazioni e riferimenti a 360° e risulta ancorato a evidenze empiriche situate e diffuse nello specifico contesto AVIS.
La disponibilità di una Carta etica impostata secondo tali coordinate potrà costituire un importante patrimonio di riferimento per il consolidamento di una diffusa e radicata cultura operativa, che consenta spazi per una costante negoziazione e rinegoziazione di accordi, così come di riarticolazione dei patti e dei significati condivisi quando gli accordi presi vengono per vari motivi disattesi o non rispettati.
Giuseppe Scaratti