I MOTIVI DEL DONO
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Per la professione che svolgo, che è quella di agente della polizia stradale, vedo moltissimi incidenti con feriti gravi e con morti.
Questo mi ha fatto realizzare con più forza, con più impatto diciamo, il fatto che c’è molta gente che ha bisogno di sangue. Quindi banalmente più sangue c’è disponibile più vite si riescono a salvare e mi è venuto abbastanza naturale poi sviluppare il desiderio di donare una parte di me stesso agli altri.
Io mi sono avvicinato alla donazione perché mio fratello più grande donava e quindi vivevo indirettamente quell’esperienza, mi aveva anche spiegato delle cose. Quando lui non ha potuto più donare per problematiche sue, allora ho deciso che l’avrei sostituito in questo gesto importante.
Ho iniziato a donare all’AVIS circa dieci anni fa, nel 2002, perché avevo parlato con il presidente regionale che mi aveva spiegato quali fossero le implicazioni della donazione. Volevo donare già da tempo, ma non riuscivo a decidermi perché l’idea stessa di fare la donazione un po’ mi spaventava.
La donazione per me è nata come ‘occasione’ mentre facevo il militare. Un giorno venne il colonnello a dire che chi avrebbe donato il sangue avrebbe mangiato per quattro giorni carne e avrebbe fatto quattro giorni di vacanza per andare a casa. Io iniziai così… per la voglia di tornare a casa e non per la voglia di donare. Il gioco però è iniziato nel ’74 e ora mi ritrovo ad essere nelle file del Nazionale.